Imparare a suonare i tasti giusti

Come Psicologa e Psicoterpeuta seguo la corrente del Costruttivismo.

Ti stai chiedendo che cosa sia? Cerco di spiegartelo in parole semplici: i Costruttivisti mettono in discussione la possibilità di una conoscenza “oggettiva”. Per loro la conoscenza non rappresenta un sapere totale, né in modo fedele un ordine esterno indipendente dall’osservatore. La stessa osservazione diretta dei fenomeni per loro non è più considerata fonte privilegiata di conoscenza obiettiva. Non esistono fatti “nudi”, ovvero al di fuori delle teorie. Ogni osservazione è ritenuta possibile solo alla luce di teorie, e nessuna conoscenza è data dall’ambiente, ma è sempre il risultato dello sviluppo di una conoscenza precedente.

L’approccio si dice costruttivista in quanto tiene in considerazione il punto di vista di chi osserva, di chi esamina; e considera il sapere come qualcosa che non può essere ricevuto in modo passivo (come affezione del mondo esterno) dal soggetto, ma che risulta dalla relazione fra un soggetto attivo e la realtà. La realtà in quanto oggetto della nostra conoscenza sarebbe dunque creata dal nostro continuo “fare esperienza” di essa. La determiniamo dal modo, dai mezzi, dalla nostra disposizione nell’osservarla, conoscerla e comunicarla. Si forma nei processi d’interazione ed attraverso l’attribuzione di significati alla nostra esperienza. In questi processi il linguaggio ha certamente un ruolo fondamentale.

La “costruzione” si poggia quindi su mappe cognitive che servono agli individui per orientarsi e costruire le proprie interpretazioni. In sostanza ciascun individuo costruisce una sua ”mappa di significati” personali, che gli consentano di vivere in quello che ciascuno sperimenta come il suo mondo. D’altra parte si evince in questo processo di costruzione il mondo sociale nel quale il soggetto è inserito, e del quale egli condivide i significati. Anche l’azione e l’intervento sulla realtà hanno spesso carattere sociale, sia in quanto avvengono attraverso o all’interno di gruppi, sia in quanto avvengono attraverso la mediazione del linguaggio (Jean Piaget).

L’ambiente in quest’ottica cessa di essere luogo denso di “informazioni” precostituite all’esterno, da “trarre” o “raccogliere”, per diventare un luogo di esperienza, che offre diverse possibilità ed opportunità di costruire informazioni e conoscenze.

 

Credere che l’uomo sia l’autore del suo destino non vuol dire negare che possa essere drammaticamente limitato dalle circostanze.
Ho visto troppi giovani sfortunati, alcuni dei quali morire letteralmente di fame in quel deserto di polvere oppresso dalla depressione, per non essere consapevole delle loro tragiche limitazioni. Chiaramente le circostanze non permettevano loro molte delle cose che avrebbero voluto fare; ma, ciò nonostante, questo non vuol dire che fossero vittime delle circostanze.

Per quanto fosse stato loro negato, c’erano ancora un’infinità di possibilità a loro disposizione.

 

G. Kelly, in Maher 1969

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