Maria Leoni

Maria Leoni

Sono una Psicologa e una Psicoterapeuta a Brescia.

 

Ho frequentato l’Università a Padova e, dopo la laurea, mi sono iscritta alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva ad indirizzo Costruttivista del CESIPc DI PADOVA, nella quale mi sono specializzata con lode.

Per diversi anni ho lavorato come educatrice presso una comunità terapeutica per pazienti con problemi di tossicodipendenza e alcooldipendenza. Ad oggi, continuo a lavorare in quell’ambito ma come consulente e psicoterapeuta.

Durante gli anni di formazione universitaria ho prestato servizio di volontariato presso l’ex ospedale psichiatrico di Padova, in un progetto istituito dal Dipartimento di Psicologia e successivamente ho svolto varie attività con i pazienti del SPDC dell’ospedale di Padova.

Successivamente sono stata responsabile di un Centro di Aggregazione Giovanile in provincia di Brescia.

Ho il mio studio di Psicologia e Psicoterapia a Brescia, in via Federico Balestieri 2/A: un progetto desiderato e al quale dedico molte energie ma con enormi soddisfazioni.

L’amore per questa disciplina è nato tanti anni fa, durante le scuole superiori.  Avvicinati alla disciplina della “Psicologia”, ai concetti di conscio, inconscio, emozione, percezione, istanze, ecc. la curiosità iniziale si è tramutata in interesse e, giorno dopo giorno, in vera passione.

All’inizio ho subìto anche io il fascino delle teorie di stampo psicoanalitico; poi, nel corso degli anni accademici, mi sono sempre più avvicinata a forme alternative di vedere l’uomo e di conseguenza la psicologia.

In particolare, sono molto interessata alla Psicologia dei Costrutti Personali, teoria nata negli Stati Uniti negli anni ’50, ad opera di George Kelly.
Questo tipo di approccio alla persona mi affascina per diversi motivi: il primo è sicuramente legato allo sforzo che Kelly ha compiuto nel cercare di uscire dalle concezione tipica di norma. Kelly parte da un presupposto molto semplice, che si può riassumere in una frase: “Se non sai cosa non va in un paziente, chiediglielo. Te lo può dire.” (Kelly, 1955). Cosa vuole dirci Kelly con questa provocazione? Prima di tutto significa partire dal presupposto che non vi è nulla di certo e, quindi, di immodificabile.

Vuol dire anche:

  • prendere la persona nei suoi termini;
  • guardare al problema con i suoi occhi;
  • andare oltre ai soliti concetti di malato vs sano;
  • superare il concetto di giusto vs sbagliato;

Concetti tutti che di solito “inchiodano” le persone in una sorta di fissità, con la sensazione molto forte che non vi sia nulla di modificabile. Diversamente, con questa corrente si vuole co-costruire significati nuovi, promuovere la creatività e non ostacolare il naturale cambiamento: in una parola, significa iniziare a pensare di poter essere liberi.